“… E QUELLI DI NIMIS”. UN VIAGGIO NELLA NIMIS DI UN SECOLO FA ATTRAVERSO L’ARCHIVIO DI ANTONIO GRASSI
Parte prima - In fase di realizzazione
Supportato dalla Regione FVG - Incentivi per iniziative progettuali locali riguardanti la divulgazione della cultura umanistica.
Il progetto parte dalla salvaguardia di un corpus documentale recentemente individuato: si tratta di fotografie, cartoline, spartiti musicali, poesie e manoscritti in italiano e friulano di Antonio Grassi originario di Nimis. Parallelamente si intendono realizzare videointerviste a testimoni che conobbero il Grassi, al fine di recuperare informazioni e realizzare documenti visuali utili per ulteriori sviluppi del progetto. Contestualmente, si intende coinvolgere la popolazione di Nimis, e soprattutto gli anziani, in un’iniziativa di ricerca e recupero di fotografie da archivi familiari, per una retrospettiva sulla Nimis del secolo scorso che sia il più possibile corale e inclusiva. Si prevede la realizzazione di videointerviste alle persone che condivideranno memorie e fotografie, sempre a cura di Varianti.
L’archivio Grassi: maggiori informazioni
Un vecchio armadio, riaperto dopo anni di silenziosa conservazione. Vecchi macchinari di costruzione artigianale, simili ad amperometri, fanno compagnia a cartelle piene di appunti, note di esperimenti scientifici, lettere, poesie in friulano e, ancora, a pile di manoscritti, in italiano e friulano. Sfogliando quelle pagine, molte delle quali scritte a matita, si leggono le esperienze di un ricercatore autodidatta, affamato di cultura, motivato dalla volontà di estendere il campo della propria ricerca. Antonio Grassi, nativo di Nimis (1914-1991), protagonista di questa storia di riscoperta, viene definito dal saggista Valdo Vaccaro “scienziato straordinario”. La sua vita e la sua esperienza di ricerca scientifica, filosofica e spirituale, seppur così singolari, sono rappresentative dei suoi tempi, ma nello stesso tempo si rivelano quantomai attuali, alla luce delle riflessioni del nostro tempo sulla salute psicofisica, sulla crescita individuale e della coscienza collettiva. Un uomo di umili origini (“un ciabattino”), poi assurto alle cronache nazionali grazie all’invenzione di un sistema terapeutico la cui fama raggiunse luoghi e persone in ogni angolo del mondo. E, per lui, un punto di riferimento costante: Nimis, terra amata ma anche amara, luogo di ispirazioni ma anche di privazioni, assieme terra materna ma anche luogo da cui emigrare.
Sfogliando i manoscritti di Antonio Grassi, si legge di tradizioni e del loro potere di violenta inculturazione, di condizioni ed eventi storici che collocano Nimis al centro di un panorama nazionale – quello della prima metà del ‘900 e del dopoguerra – in cui spicca l’esperienza di un uomo alla ricerca di una conoscenza non obnubilata dalle costrizioni della tradizione e di una religione sofferta e non scelta. Un’esperienza in cui ricerca scientifica e spirituale, totalmente “umana”, si fondono in un connubio assolutamente attuale (che non può non far pensare alle attuali avanguardie della fisica quantistica e agli interrogativi che esse pongono alle scienze umane, alla filosofia, all’antropologia).
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